Questo minicorso nasce da un paradosso: mai come oggi la scienza è stata così visibile, e mai come oggi è stata così male raccontata. Siamo sommersi da esperti che spiegano, semplificano, rassicurano, indignano; e tuttavia la distanza tra conoscenza scientifica e opinione pubblica sembra aumentare invece di ridursi. Il problema non è la mancanza di comunicazione, ma la sua deformazione: una comunicazione che pretende di “tradurre” la scienza, finendo per snaturarla.
Come NON comunicare la scienza non è dunque un manuale di buone pratiche, ma un esercizio di riconoscimento degli errori. Ogni lezione affronta un modo sbagliato, ma purtroppo comune, di raccontare la conoscenza scientifica: parlare senza sapere a chi e perché, scambiare la semplicità con la chiarezza, e cancellare il dubbio in nome della certezza. Tre errori che hanno in comune una perdita di consapevolezza del metodo: la scienza non è un insieme di risposte, ma un modo di formulare domande controllabili, e la sua comunicazione deve riflettere questa natura critica.
Il corso invita a rovesciare la prospettiva: non come rendere la scienza più popolare, ma come restituirle la sua funzione pubblica. Significa capire che comunicare la scienza non è adattarla al pubblico, ma accompagnare il pubblico dentro la logica della scienza — una logica che accetta l’incertezza, esige prove, e si corregge da sé. Solo così la comunicazione scientifica smette di essere un’operazione estetica o commerciale e torna ad essere ciò che dovrebbe: un atto di conoscenza condivisa.
Le lezioni sono dedicate:
ad appassionate/i di scienza e divulgazione scientifica;
a chi vuole approfondire un tema affascinante e complesso;
a chi sente la necessità di riconoscere una comunicazione corretta e autorevole.
Gli incontri saranno in live streaming, saranno videoregistrati e ci sarà la possibilità di fare domande.
Programma
6 Febbraio
Comunicare per chi e perché: l’equivoco dell’intento
Prima di chiedersi come comunicare la scienza, occorre capire a chi e perché. Questa lezione esplora il fraintendimento più frequente: confondere la divulgazione con la promozione o con la persuasione. Si discuterà di come la comunicazione scientifica sia un atto di responsabilità cognitiva e non un esercizio retorico, e di come la perdita di chiarezza sugli scopi produca messaggi ambigui, paternalistici o manipolatori. Verranno analizzati i diversi pubblici e le loro esigenze cognitive, mostrando che ogni messaggio scientifico efficace nasce da una scelta di destinatario e di finalità, non da un generico “parlare chiaro”.
13 Febbraio
L’illusione della semplicità: quando semplificare diventa falsificare
Semplificare non significa rendere comprensibile: significa spesso togliere il cuore del problema. La lezione affronta gli effetti della “facilità” come valore mediatico e del linguaggio emotivo che sostituisce la precisione concettuale. Attraverso esempi di errori nella divulgazione biomedica e ambientale, si discuterà come le buone intenzioni — spiegare, rassicurare, coinvolgere — possano tradursi in distorsione del metodo scientifico e in perdita di fiducia. Si mostrerà come la vera chiarezza nasca dal rispetto del limite, non dalla sua cancellazione.
20 Febbraio
La certezza istantanea: come uccidere il dubbio (e con esso la scienza)
La comunicazione della scienza fallisce quando presenta la conoscenza come un elenco di verità definitive invece che come un processo di verifica continua. Questa lezione affronta il tema del dubbio come fondamento epistemico, distinguendo tra dubbio costruttivo — che guida la ricerca — e dubbio generico, che mina la fiducia nel metodo. Verranno discussi casi in cui la fretta di “dare risposte” ha distrutto la credibilità della scienza stessa, e come la corretta gestione dell’incertezza possa restituire autorevolezza e realismo alla comunicazione pubblica.
